MICCO
SPADARO
Napoli ai tempi di Masaniello
Dal 20 aprile al 30 giugno 2002
Napoli
Museo Nazionale di San Martino
Largo San Martino 8
Ingresso:
intero Euro 8
ridotto Euro 4
ridotto Euro 2
Orari:
dalle 9 alle 19.00
(tutti i giorni escluso il lunedì).
Informazioni:
Tel. 848800288
Catalogo:
Electa Napoli
240 pagine, Euro 40
Guida breve:
Electa Napoli
32 pagine, Euro 3
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LA NAPOLI DI
MASANIELLO
La Napoli fastosa e miserabile del '600 è in mostra al
Museo di San Martino attraverso l'opera di un napoletano
verace: Domenico Gargiulo detto Micco Spadaro.
Il nostro Micco, nato a Napoli intorno al 1610, era
figlio di un armaiolo ed iniziò a lavorare con il padre
ricavando da questa attività il suo soprannome; in
giovane età sentì il richiamo dell'arte e cominciò a
frequentare le botteghe del Ribera e di Aniello Falcone
sentendo anche fortemente l'influenza di Salvator Rosa.
L'ambiente in cui operava era la Napoli dei viceré
spagnoli che governavano l'intera Italia Meridionale; era
un'epoca di profonda depressione economica, spirituale e
morale.
Il governo vicereale cercava solo di spremere denaro per
la corte di Madrid caricando borghesi e popolo di tasse
mentre una nobiltà oziosa e presuntuosa conduceva vita
fastosa nella capitale vicereale abbandonando i propri
feudi al malgoverno di amministratori e fattori.
Il commercio languiva anche per le continue incursioni
dei pirati barbareschi del Nord Africa, che tenevano in
agitazione le popolazioni devastando gli abitati
rivieraschi e rendendo difficile anche la pesca in alto
mare. Molte zone dell'interno erano afflitte dalla
malaria e infestate dai briganti.
Su tutto l'ombra pesante della Controriforma interpretata
in modo ottuso e conformistico con largo dispiego di
sontuose cerimonie e manifestazioni plateali al limite
tra fede e superstizione. In questo mondo, tanto
negativo, c'era però anche una certa vivacità
culturale, viceré, nobili, ecclesiastici investivano
grandi somme nella costruzione di edifici civili e
religiosi, abbellendoli con statue, affreschi, quadri.
La pittura napoletana del '600 raggiunse un elevato
sviluppo con caratteri suoi propri attraverso un
caravaggismo luministico mediato dall'opera del Ribera e
in questo discorso si inserisce Micco Spadaro che si
specializzò in paesaggi e vedute popolate da vivacissime
piccole figure; collaborò con un altro artista, il
bergamasco Viviano Codazzi, grande quadraturista,
dipingendo uno gli sfondi l'altro le figure in un
sodalizio di quindici anni. Ma oltre che in piccole opere
era abilissimo anche nell'affresco e per i frati della
Certosa di San Martino dipinse nel 1638 il Coro dei
Conversi con storie di Certosini e nel 1642/47
l'appartamento del Priore con decorazioni paesaggistiche.
Ma il suo maggior rapporto con Napoli si ha con la sua
grande capacità di illustrare storie di vita
contemporanea con estrema vivezza e precisione. Tra le
cento sue opere esposte in mostra spiccano quadri che
mostrano feste e avvenimenti come " L'eruzione del
Vesuvio del 1631", "Piazza Mercatello durante
la peste del 1656", "Festa alla Madonna
dell'Arco" e il notissimo "Rivolta di
Masaniello del 1647" celebrante le glorie del
tribuno popolare animatore della rivolta antispagnola e
ucciso pochi giorni dopo dai suoi stessi seguaci.
In tutte le sue opere si nota una acuta analisi dei
personaggi, una accurata precisione iconografica, una
grande ricchezza di particolari, una estrema raffinatezza
esecutiva nel disegno e nel colore. Micco Spadaro morì a
Napoli nel 1675.
La mostra è un interessante e sentimentale omaggio della
città ad un suo figlio devoto che ha saputo
rappresentarla con tanta efficacia sia nei suoi aspetti
positivi che negativi.
Roberto
Filippi
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